Monografia a stampa
Falck, Alberto
[Milano] : Fondazione Ambrosianeum, 2009
Abstract/Sommario: Il 3 novembre del 2003 scomparve improvvisamente Alberto Falck, figura di altissima statura imprenditoriale, intellettuale e religiosa. Ne comprendiamo appieno il valore nel leggere l'antologia di scritti, interventi - editi o inediti - e di interviste intitolata Il punto è la responsabilità personale, pubblicata dalla “Fondazione Ambrosianeum” - centro culturale nato nel dopoguerra da un'idea del cardinale Schuster e fatta propria da Enrico Falck e monsignor Ernesto Pisoni -, curata d ...; [Leggi tutto...]
Il 3 novembre del 2003 scomparve improvvisamente Alberto Falck, figura di altissima statura imprenditoriale, intellettuale e religiosa. Ne comprendiamo appieno il valore nel leggere l'antologia di scritti, interventi - editi o inediti - e di interviste intitolata Il punto è la responsabilità personale, pubblicata dalla “Fondazione Ambrosianeum” - centro culturale nato nel dopoguerra da un'idea del cardinale Schuster e fatta propria da Enrico Falck e monsignor Ernesto Pisoni -, curata da Giampiero Fumi, autore di un lungo e affettuoso scritto introduttivo e di una dettagliata biografia, con una prefazione di Monsignor Gianfranco Ravasi e la presentazione di Lorenzo Ornaghi, Magnifico Rettore dell'Università Cattolica.
In una scrittura che procede lineare e semplice, la cornice dei temi trattati è ampia: lavoro, occupazione, corruzione, salario, solidarietà, politica, dottrina sociale della Chiesa, problemi finanziari, di mercato, di liberalizzazione e globalizzazione, Europa, oltre a ritratti di personaggi a lui vicini, come il cardinale Montini, monsignor Costamagna, l'economista Peter H. Werhahn, il tipografo Giovanni Mardersteig. Pagine nelle quali appare l'intelligenza di un'analisi economica legata ai problemi e ai doveri di chi dirige aziende grandi e piccole e che dimostrano l'autenticità di una fede, vissuta nei comportamenti quotidiani, che non poteva essere disgiunta dall'attività di chi riveste una responsabilità imprenditoriale. Questa è la lezione lasciataci da Alberto Falck, un'eredità di pensiero viva, intensa e attuale, se pensiamo ai difficili momenti che stiamo vivendo.
Basta leggere quanto scrisse nel 1984 in un articolo dal titolo Cattolici da impresa: ”Non che su qualche libro del Magistero stia scritta la soluzione della crisi economica o ci siano già le mappe con il sentiero virtuoso per risanare le aziende decotte salvando posti e danaro. No, non è questo. Nemmeno la vita avrebbe più sapore se tutto fosse previsto e risolto nelle carte dei dotti. Ma abbiamo una forza che altri non hanno: una cultura cristiana che ha dato forma a secoli di civiltà. L'abbiamo - voglio dire - dinamicamente. Non come un tesoro vecchio, ma come la chiave che può aprire i problemi della vita, anche della vita imprenditoriale e del dirigente, alla soluzione più umana. Da soli si rischia di lasciarci cadere le braccia. Insieme è possibile. Difficile, ma possibile”. La fede, insomma, per lui aveva qualcosa da dire all'economia, “può suggerire le regole del gioco in un Paese come il nostro che ne ha fatto a meno, rinunciando a quel minimo etico accettato da tutti, che è il presupposto per qualsiasi progresso”.
Il percorso esistenziale di Alberto Falck - nato nel 1938, in azienda dal 1964, tre figli e laurea in Economia e Commercio alla Bocconi - è stato segnato da momenti che hanno richiesto decisioni gravi. A lui è toccato, per motivi di congiuntura non solamente italiani, mettere fine alla vocazione siderurgica della famiglia, smantellando, a metà degli anni Novanta, le storiche acciaierie di Sesto San Giovanni, quando i dipendenti del gruppo da sedicimila nel 1964 si ridussero a meno di duemila. Dovette quindi iniziare un nuovo ciclo mediante la produzione di energia che ha reso nuovamente grande la Falck. Eppure, anche nei momenti di maggior difficoltà, il suo impegno presso associazioni cattoliche, caritatevoli e culturali come l'UCID (Unione cattolica imprenditori e dirigenti), il VIDAS (Volontari italiani per l'assistenza ai sofferenti), la Fondazione don Gnocchi e l'Università Cattolica, non è mai venuto meno. Il suo è stato - scrive Gianpiero Fumi - il “farsi prossimo” di un imprenditore.
“Sappiamo che la giustizia non è di questo mondo” disse in un'intervista. “Discernere fra il bene e il male - come dice il Cardinal Martini - è un impegno, una responsabilità, non un dono”. La sua scomparsa, scrive Monsignor Ravasi, ha lasciato un vuoto e un'assenza non ancora colmati e che rimarranno come una lacerazione nella vita sociale italiana. [pg, aprile 2010]