Monografia a stampa
Rampini, Federico
All you need is love : L'economia spiegata con le canzoni dei Beatles
Milano : Mondadori, © 2014
Abstract/Sommario:
«Yesterday all my troubles seemed so far away». Chi non ricorda le splendide parole di “Yesterday” dei Beatles? L’hanno cantata artisti famosi, da Elvis Presley a Frank Sinatra, da Placido Domingo a Ray Charles, e gli ascoltatori, ieri come oggi, continuano ad ascoltare con emozione le note nostalgiche e malinconiche che hanno reso intramontabile la canzone di Paul McCartney, uno dei numerosi successi internazionali del repertorio dei leggendari Beatles. Perché i Beatles? Federico Ramp ...; [leggi tutto]
«Yesterday all my troubles seemed so far away». Chi non ricorda le splendide parole di “Yesterday” dei Beatles? L’hanno cantata artisti famosi, da Elvis Presley a Frank Sinatra, da Placido Domingo a Ray Charles, e gli ascoltatori, ieri come oggi, continuano ad ascoltare con emozione le note nostalgiche e malinconiche che hanno reso intramontabile la canzone di Paul McCartney, uno dei numerosi successi internazionali del repertorio dei leggendari Beatles. Perché i Beatles? Federico Rampini, editorialista e ora corrispondente di “Repubblica” da New York, ha avuto la curiosa idea di spiegare l’economia con le canzoni dei Beatles e ha scritto “All you need is love”, saggio edito dalla Mondadori, un libro che – dice - vuole ricostruire la speranza. Se la grande depressione degli anni Trenta fu superata dalla dottrina di Keynes, anche la crisi attuale richiede nuove idee per ridurre la disoccupazione e le diseguaglianze sociali. La fantasia e la creatività dei Beatles, con il loro linguaggio semplice e provocatorio, sono utili a rigenerare l’analisi economica e ridefinire le priorità e gli obiettivi necessari.
Un’idea sviluppata da Rampini in pagine, come sempre, chiare e intelligenti nelle quali vi è un confronto fra il mondo del quartetto inglese degli anni Sessanta e quello di oggi. L’America di allora, appena reduce dall’omicidio di John Kennedy, era più bianca, più giovane, più razzista e sessista, irriconoscibile con quella di Obama. Le case avevano prezzi sostenibili, il tasso di disoccupazione era del 5% e con un titolo di studio si aveva la certezza di un posto di lavoro. Ora gli Stati Uniti non sono riusciti a limitare lo strapotere della grandi banche, il sindacato è scomparso dalla vita sociale e il 10% della popolazione possiede l’80% di tutta la ricchezza finanziaria.
Un’altra famosa canzone “Eleanor Rigby” - il tema di una donna povera e sola - fa venire in mente all’Autore i lussuosissimi grattaceli di Manhattan con appartamenti venduti a 9 milioni di dollari, alcuni dei quali si trovano accanto alle case popolari dei poveri e dei senza tetto ai quali solo un’organizzazione umanitaria distribuisce cibo. I portieri e gli addetti ai grattaceli dei ricchi, tutti forniti di piscina e fitness, arrivano a guadagnare a Natale 100.000 dollari in mance e le mance sono in sostanza obbligatorie negli Stati Uniti, ovunque ci si trovi. Una contraddizione e una sperequazione di un paese nel quale, annota Rampini, l’attuale ripresa è segnata dai ricchi che si arricchiscono sempre di più, mentre i redditi del ceto medio sono stagnanti, «un modello di sviluppo dove la ricchezza viene concentrata in poche mani». I ricchi, per quanto possano spendere per soddisfare le loro stravaganti vanità, rimettono in circolazione solo una piccola parte delle somme guadagnate e i loro risparmi non vengono impiegati in investimenti produttivi, ma in fondi speculativi. Un grosso rischio per l’economia capitalista.[pg, febbraio 2015]
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