Monografia a stampa
Dostoevskij, Fedor Mihajlovic
Il giocatore
Torino : Einaudi, © 1999
Abstract/Sommario:
Nel 1865, incalzato dai debitori, Fëdor Dostoevskij fugge all’estero dopo aver firmato un contratto capestro con l’editore Stellovskij per il quale s’impegna a consegnare entro una certa data un romanzo inedito. In caso contrario l’editore potrà pubblicare tutte le sue opere future senza pagare alcun compenso. Lo scrittore ricorre allora a una stenografa – Anna Grigor’evna Snitkina, di vent’anni più giovane e che poi sposerà – e in pochi giorni, nell’ottobre 1866, le detta il testo per ...; [leggi tutto]
Nel 1865, incalzato dai debitori, Fëdor Dostoevskij fugge all’estero dopo aver firmato un contratto capestro con l’editore Stellovskij per il quale s’impegna a consegnare entro una certa data un romanzo inedito. In caso contrario l’editore potrà pubblicare tutte le sue opere future senza pagare alcun compenso. Lo scrittore ricorre allora a una stenografa – Anna Grigor’evna Snitkina, di vent’anni più giovane e che poi sposerà – e in pochi giorni, nell’ottobre 1866, le detta il testo per il quale si era impegnato.
Nasce così “Il giocatore”, romanzo tra i più noti di Dostoevskij, pubblicato per la prima volta in Italia da Einaudi nel 1941 (e in seguito ristampato), data alla quale risale anche l’intelligente nota introduttiva di Leone Ginzburg.
Di tono scherzoso, ma pervaso da una continua tensione, il libro racconta la storia di un giovane inesorabilmente attratto dalla passione per il gioco d’azzardo, fino a esserne travolto al punto da perdere interesse verso tutto ciò che lo circonda. La prima volta che si trova di fronte alla roulette, al protagonista batte il cuore e dentro di sé capisce che qualcosa di radicale e definitivo sarebbe senz’altro accaduto nel suo destino. ”Così deve essere e così sarà” pensa. “Per quanto sia buffo ch’io aspetti tanto per me dalla roulette, mi sembra ancor più buffa la solita opinione accettata da tutti che sia stupido e irragionevole aspettarsi qualcosa dal gioco. E perché il gioco dovrebbe essere peggiore di qualsiasi altro mezzo per fare denari, per esempio del commercio? È vero che di cento solo uno vince. Ma che m’interessa questo?”.
La narrazione di Dostoevskij è avvincente, forse – scrive Ginzburg – “più che per la personalità fondamentalmente fatua del protagonista, per le figure di contorno”. Dalla
nonna, capricciosa e paralitica, che appare al suo presunto erede mentre questi la credeva già morta e gioca il suo patrimonio, alla cortigiana francesce Blanche e al vuoto generale preso da un senile ridicolo amore, dal cavaliere d’industria De Grieux a Mister Astley che presta soldi a tutti dietro garanzia e a Polina, la fanciulla amata dal giovane. Sappiamo però che lo scrittore russo si trovò più volte senza denaro e cercò di procurarselo giocando, riducendosi più volte alla fame. Nelle sue pagine si avvertono le sensazioni di chi è vittima della roulette con l’inevitabile susseguirsi di speranze e delusioni.
“Il giocatore” si colloca tra i più riusciti lavori letterari che hanno descritto lo sconvolgimento dell’animo animo umano di fronte alle carte o al tavolo verde. Ricordiamo solo Puskin, Graham Greene, Pirandello, Stefan Zweig. Il gioco, pur affascinante e tentatore, si trasforma così in una sorta di anestetico, un’ossessione sconvolgente e rovinosa. Il romanzo di Dostoevskij – sia pure attraverso le sue note divertenti – è attuale, se pensiamo a quanto avviene oggi nella nostra società ludica tra lotterie, scommesse e “gratta e vinci,” ma la grande letteratura fa capire la miseria dell’animo del giocatore. [pg, giugno 2011]
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