Monografia a stampa
Shaxson, Nicholas
Le isole del tesoro : Viaggio nei paradisi fiscali dove è nascosto il tesoro della globalizzazione
Milano : Feltrinelli, 2012
Abstract/Sommario:
Leggere un saggio di finanza è sempre una sorpresa, specie se scritto da un giornalista capace di effettuare indagini accurate, come Nicholas Shaxson, collaboratore dell’”Economist”, del “Financial Times”, della Reuters e della BBC, ed esperto del mercato petrolifero, autore di una lunga e dettagliata monografia sui paradisi fiscali: “Le isole del tesoro. Viaggio nei paradisi fiscali dove è nascosto il tesoro della globalizzazione”.
A colpirci, ad esempio, sono le parole, richiamate ...; [leggi tutto]
Leggere un saggio di finanza è sempre una sorpresa, specie se scritto da un giornalista capace di effettuare indagini accurate, come Nicholas Shaxson, collaboratore dell’”Economist”, del “Financial Times”, della Reuters e della BBC, ed esperto del mercato petrolifero, autore di una lunga e dettagliata monografia sui paradisi fiscali: “Le isole del tesoro. Viaggio nei paradisi fiscali dove è nascosto il tesoro della globalizzazione”.
A colpirci, ad esempio, sono le parole, richiamate da Shaxson, di un sostenitore delle giurisdizioni segrete: “Nessuno stupisce quando dico che il più importante paradiso fiscale è un’isola. Tutti però restano meravigliati, quando dico che quell’isola si chiama Manhattan. Anche il secondo paradiso fiscale più importante del mondo si trova in un’isola. È una città chiamata Londra, nel Regno Unito”. Non solo le isole Cayman, dunque, le Bahamas, ma, accanto a loro, una vastissima ragnatela di oscuri offshore, accessibile solo a pochi, che avvolge la rete finanziaria mondiale, i mutui, i prestiti e metà del commercio internazionale. Società famose, banche (Goldman Sach, Citigroup), hedge fund, imprese legate alla crisi finanziaria dei nostri tempi o colpite da scaldali e fallite - come la Parmalat, la Lehman Brother, AIG - sono passate attraverso il mondo delle offshore, qualcosa d’impenetrabile, reso possibile nelle sue dimensioni enormi dalla globalizzazione, ma che esisteva anche in tempi precedenti.
Il 26 ottobre 1932, la polizia di Parigi fece irruzione negli uffici di una banca svizzera sugli Champs-Elysées. Nella lista dei depositanti che avevano voluto evadere le tasse c’erano una dozzina di generali, due vescovi, il tesoriere dell’esercito, tre senatori e molti industriali di
spicco, tra i quali la famiglia Peugeot, il proprietario del giornale “Le Figaro” e l’editore del quotidiano “Le Matin”.
Dei paradisi fiscali si occupò anche il più famoso economista dello scorso secolo, John Maynard Keynes, ed è molto interessante il capitolo che l’autore dedica loro, poiché si riallaccia alla situazione odierna, per quanto allora non esistesse un sistema di offshore come quello di oggi, ma giurisdizioni estere utilizzate da persone facoltose per nascondere i capitali alle autorità dei loro paesi. Keynes giustamente evidenziò i pericoli per l’economia reale di fronte a una finanza altamente speculativa che si avvaleva dei rifugi fiscali.
“È il momento – conclude Shaxson lanciando un messaggio morale – di dare inizio ad un serio dibattito globale sui paradisi fiscali. Le giurisdizioni segrete sostengono una vasta economia criminale e creano una nuova aristocrazia di potere societario e finanziario che non risponde a nessuno del proprio operato”. “Se non si riesce a porre fine a questa realtà di impunità e di complicità - continua - pochi privilegiati potranno lavarsi le scarpe con lo champagne, mentre tutti gli altri dovranno faticare per sbarcare il lunario in condizioni di crescente disuguaglianza”. [pg, dic 2012
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