Monografia a stampa
Ciampi, Carlo Azeglio
Non è il paese che sognavo : Taccuino laico per i 150 anni dell'Unità d'Italia
Milano : il Saggiatore, © 2010
Abstract/Sommario:
“Chi guarda alto oggi? Dove sono i valori, la passione civile, la fiducia negli ideali? E quali ideali poi? Come si vive oggi la dignità delle persone, dell’intera nostra società? Purtroppo ora che è venuto il tempo dei bilanci di una vita, mi rendo conto che sto vivendo in un paese ben diverso da quello che avevo sognato in gioventù. Da un po’ uso l’espressione: strage delle illusioni. Sì, a volte penso a uno strazio ‘leopardiano’ delle aspettative”. Sono meste e malinconiche le parol ...; [leggi tutto]
“Chi guarda alto oggi? Dove sono i valori, la passione civile, la fiducia negli ideali? E quali ideali poi? Come si vive oggi la dignità delle persone, dell’intera nostra società? Purtroppo ora che è venuto il tempo dei bilanci di una vita, mi rendo conto che sto vivendo in un paese ben diverso da quello che avevo sognato in gioventù. Da un po’ uso l’espressione: strage delle illusioni. Sì, a volte penso a uno strazio ‘leopardiano’ delle aspettative”. Sono meste e malinconiche le parole con le quali Carlo Azeglio Ciampi descrive la nostra situazione morale e politica nel libro “Non è il paese che sognavo. Taccuino laico per i 150 anni dell’Unità d’Italia”, nato da un’intervista di Alberto Orioli (vicedirettore ed editorialista del “Sole 24 Ore”) e pubblicato dal Saggiatore. Parole però che descrivono fedelmente, pur nel loro tono accorato, il pantano nel quale ci troviamo e che, del resto, giungono da uno dei più alti e intelligenti esponenti della nostra storia: Governatore della Banca d’Italia dal 1979 al 1993, Presidente del Consiglio dall’aprile 1993 al maggio 1994, Ministro del Tesoro dal 1996 al 1999 e Presidente della Repubblica dal 1999 al 2006.
Il Paese del Risorgimento e della Resistenza – sostiene Ciampi – è divenuto un paese nel quale si avverte un pesante decadimento politico, una degenerazione dell’etica pubblica e della convivenza civile.
Un colloquio con Ciampi – annota nell’introduzione Orioli – significa compiere un viaggio nei 150 anni dell’Unità d’Italia, per le cui celebrazioni era stato scelto quale presidente del Comitato dei Garanti, carica in seguito abbandonata. Un viaggio che comprende svariati aspetti del nostro paese: il paese dell’arte, degli anni della ricostruzione, della voglia di vivere e di lavorare, dell’industria, dell’euro. Il tutto alla luce del passato: da Mazzini, Quintino Sella, Anita Garibaldi, ai briganti e alla mafia di oggi, da Alberto Sordi al tricolore e all’Inno di Mameli. L’Italia presenta quindi oggi uno scenario sfuocato e privo di tensione.
Un panorama di analisi complesso con molteplici citazioni, ma raccontato con semplicità, come se lo si ascoltasse da una persona modesta, ma di spiccata cultura economica – è inutile dirlo – e ricca di umanità. Un testo utilissimo per conoscere il nostro paese e che si presta a un’ampia discussione. Non tutti potrebbero, infatti, condividerne le idee. Brilla però incontrastato l’amore per l’Italia, la volontà di credere in essa anche se non è quella sognata, l’Italia grandissima per il peso culturale arrecato all’umanità.
In proposito è appassionata la nota finale di Ciampi. Si richiama all’universalità delle pagine di Leopardi, “che tanto ha nutrito il mio spirito, affinato la mia sensibilità, in cui il genio italiano ha scritto una delle testimonianze più alte di tutti i tempi”. Un poeta al quale si affianca l’opera del Manzoni, anch’essa di livello universale. Infine Ciampi sostiene che al nostro paese serve soprattutto speranza: “Il resto lo fanno il cuore e l’anima”. [pg, dicembre 2010]
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